Le dipendenze, le cosiddette “addiction”, sono tutte quelle tipologie di comportamento che hanno in comune il ricorso a qualcosa di esterno (alcool, sostanze, cibo, sesso, gioco, acquisti, sigarette, internet, relazioni affettive) per la propria “regolazione“ emotiva.
Il funzionamento è abbastanza contorto nei suoi meccanismi di rinforzo e retroazione ma può essere riassunto come un processo in cui soggetto e oggetto stringono un’intima amicizia allo scopo di recuperare vitalità e potenza oltre che abbassare il volume dei “rumori di sottofondo”.
Quel che si complica sta nella proliferazione di effetti collaterali che da questa “amicizia” si genera, partendo da patologie e disturbi su un piano organico (come ad esempio gli stati di astinenza, gli stati di agitazione, l’insonnia prolungata, gli effetti allucinatori persistenti e lontani dall’assunzione, le compromissioni epatiche, le patologie infettive secondarie , le compromissioni cardiocircolatorie, i danni gastroenterici) ma anche dei veri e propri crolli del funzionamento sociale (crisi finanziarie personali e familiari, impossibilità o difficoltà a mantenere la capacità lavorativa, rottura di relazioni importanti, desertificazione delle relazioni più superficiali, ansia, depressione, appiattimento dei sentimenti, aumento dell’impulsività, esclusione sociale, etc).
Le “dipendenze” possono avere diverse forme, in altri termini possono assumere svariate vesti pur mantenendo un comune denominatore: “portare all’esterno” un complesso stato emotivo “interno” attraverso un’azione, spostando totalmente l’attenzione da sé (dentro) a fuori (esterno) e assegnando – inconsapevolmente – una forza magica all’azione compiuta.
La varietà delle forme (vesti) è determinata dal sistema sociale che elegge, attraverso le sue regole e la sua organizzazione, nuovi totem o figure ispiratrici (umane, tecnologiche o valoriali) su cui si incentrano le principali dinamiche sociali.
Un esempio per tutti sono, attualmente, le cyberdipendenze o dipendenze da internet, ovvero tutto quanto accade tramite il web e che costituisce la nuova ossatura nella struttura delle relazioni – per giovani e meno giovani – generando “stati di astinenza” (come la non mobile phone fobia o paura di essere offline), “ossessioni” (avere tanti tag o postare spesso o tutto o subito in diretta), non avendo più un punto di separazione tra la condivisione autentica e un suo ripiego.