Questo gruppo è stato pensato per affrontare tutti gli aspetti della comunicazione aggressiva: dalle provocazioni, agli scoppi di collera, al circuito a ripetizione di esplosioni, fino alle ceneri del rancore.
Organizzazione degli incontri:
8 incontri per 1 volta la settimana.
Obiettivo e motivazioni della proposta:
nei manuali di psicopatologia ci sono solo piccoli spazi dedicati alla collera, ai black out che comporta, alla sua straordinaria modalità di accumulo e al suo funzionamento. Eppure nella pratica di ascolto e di ricerca nel campo della psicoterapia, spesso si incontrano rotture, disfatte, mancanze di speranza come esito di prolungate esposizioni all’aggressività.
Cosa s’intende per aggressività?
L’aggressività è, in ogni sua forma, una prevaricazione e una mancanza di ascolto.
Prevaricare significa sopraffare, aver la meglio, usando mezzi prepotenti, mezzi che si impongono.
Ascoltare significa mettere da parte le proprie ragioni e fare spazio, almeno per un po’, per le ragioni dell’altro.
Se si pensa all’uso della forza fisica si individua meglio lo sbilanciamento up to down, una traiettoria di movimento uno a uno in cui non si parte da una posizione di parità. Le dinamiche offensive che si basano sull’uso della parola sono soggette ai medesimi effetti negativi della violenza fisica ma sono per certi versi meno riconoscibili e dunque accettati. Eppure preparano il terreno.
La violenza fisica inizia attraverso una dimensione di ostilità interna, un codice giudicante e punitivo, richieste irrazionali ed eccessive. C’è sempre autorità, sopraffazione. Si è immersi senza saperlo in logiche di potere.
Se si è stati prevaricati, se la propria volontà non ha ricevuto ascolto e rispetto, si sarà portatori di questa forma di aggressività sproporzionata. Ovvero: si sarà potenziali agenti di aggressività, e la misura di questo dipenderà da che cosa si sia imparato dalle dinamiche aggressive e da quali alternative al “conflitto armato” si sono viste.
Ecco le ragioni di questa proposta: dare un’opportunità di fare una revisione alla propria aggressività, considerandola come un problema affrontabile, in uno spazio protetto e non giudicante.
Le dinamiche della collera e del rancore mietono vittime, ma la prima delle vittime è la persona stessa che rischia di perdere tutti i suoi affetti e quanto ha costruito.
I temi del lavoro sono:
– la scelta consapevole per un progetto di vita definitivamente diverso
– la cultura della parità e le dinamiche autoritarie
– il peso del passato
- l’accettazione dei propri errori
– la gestione degli impulsi
Si è pensato di lavorare in gruppo su questo tema perchè il gruppo può restituire molto di più della relazione a due. La diversità e la molteplicità di storie, le testimonianza della violenza, i plurimi desideri di rinascita, sono tutti rimbalzi fondamentali. Non si può evitare di entrare in gruppo per paura d’essere giudicati, in un simile percorso tutti condividono la propria posizione di pregiudizio e critica su di sé, ed è da qui che bisogna cominciare.