Danzaterapia: definizione
Si tratta di un’arteterapia, divenuta pratica professionale relativamente giovane in Italia. Nasce dall’intuizione e dall’esperienza di danzatori che propongono la danza e i suoi effetti naturalmente terapeutici presso gli ambienti che si occupavano di salute mentale, trovando risposta e risultati. Il motivo di questo strano connubio risiede nel fatto che il dialogo fra corpo e psiche è un canale aperto e rappresenta un continuum lungo il quale si compiono esperienze ristrutturanti.
Il concetto cardine, che manca a quasi tutti gli approcci terapeutici del mondo della psicologia applicata, è la centralità dell’esperienza corporea come fenomeno altamente collegato al senso di sé e alla possibilità di ampliare le competenze con cui stare al mondo.
Cosa fa la danzaterapia?
Lavora sulla percezione di sè durante il movimento, punta a restituire un corpo che sta nella musica provando piacere, offre punti di contatto con l’altro e il gruppo, favorisce il senso di appartenenza ad un contesto umano.
Come?
Attraverso delle consegne semplici i corpi si mettono in movimento, viene sempre condotto un riscaldamento guidato all’inizio, il processo che si crea è scorrevole, sciolto e privo di contrazioni. Si gioca, ci si sperimenta, si utilizzano materiali perchè hanno una funzione di amplificazione della percezione di sè in molti aspetti motori e psicologici, si lavora sulla sintonizzzione con l’altro, con l’esterno, si promuove la gestione dell’impulsività.
Perchè è utile, anche considerandola in un ‘ottica psicologica?
Perchè si possono vivere esperienze che la vita fino a quel momento ha negato per molteplici ragioni, si può “correggere il tiro” rispetto agli esiti di “avventure” dai contenuti negativi, si possono immettere notazioni fondamentali che ancora non erano arrivate.
Perchè esiste una dimensione psicologica nel movimento?
Provare per credere!
Ogni essere umano vive e si rapporta grazie al bagaglio di conoscenze e abitudini che durante il tempo accumula. Questo bagaglio può essere concentrato su pochi elementi e confermare una sola teoria: del mondo, delle relazioni, di sé. Ci si può ritrovare nella stessa traiettoria a circolo chiuso. Nelle esperienze motorie ciò che spinge e dà vita al movimento è un insieme di forze, tutte necessarie e stimolabili, non basta una sola componente nè tantomeno una sola convinzione. Nella danza serve essere soggetti direzionati nello spazio, avere un peso e sentire la gravità con la terra, allungarsi verso l’alto, sentire il tempo e stare nel ritmo, mettere assieme gli opposti nel movimento e rimbalzare fra queste polarità, relazionarsi ad un altra persona, sintonizzarsi al gruppo, ad un altro mondo vicino e diverso.
Queste sono tutte esperienze che modificano il corpo nella sua percezione, lo scaldano, lo estendono, lo vitalizzano, lo aprono. Ma il corpo è un canale in continuità con la mente, è un tutt’uno. Ecco perchè il movimento è psicologico!
Perchè si chiama “danzaterapia” e non “movimento terapia” ?
Perchè è la danza che richiede flusso e sinergia, non un qualsiasi movimento! E’ nella danza che si ha la percezione che tutta la persona sia coinvolta in quello che fa in un singolo istante e che lo gestisca. Per fare questo è necessario usare tutte le parti del corpo mettendole in “fusione”.
Inoltre danzare implica provare piacere di compiere quelle azioni in quel tempo musicale.
Se anche nella vita fossimo “raccolti con presenza” in ciò che facciamo, decidendo quale intensità per ciascuna emozione, e sentissimo il piacere di esserci in questo modo, beh la nostra vita sarebbe un capolavoro sempre!
Perchè “terapia” e non solo danza o altro?
La parola terapia potrebbe essere messa in discussione anche quando è vicina alla parola “psico” e diventa psicoterapia. Il mondo occidentale, adepto alla scienza, cerca di richiamare all’ordine tutto e chiede un’adesione ai suoi criteri. Questo ha rappresentato un’enorme risorsa in molti campi del sapere, vedi la medicina, ma ha anche comportato la perdita degli elementi relazionali e umani.
Con la parola terapia si vuole inserire il concetto di cura, assistenza, guarigione. E’ una parola sicuramente inflazionata perchè dà l’idea della procedura standard e di una malattia da curare. La danzaterapia non è per malati.
Forse più semplicemnte va intesa come processo che cura in quanto crea l’occasione di percepirsi in modo diverso tra il prima e il dopo, grazie ad elementi come la cultura del rispetto di sè e dei propri limiti, la presenza di altri che servono a completamento della propria immagine, l’uso di giochi e materiali che divertono e insegnano.
Danzaterapia corrisponde a biodanza?
No. La danzaterapia conta numerosi autori e tecniche, alcuni molto diversi fra loro e non per forza assimilabili, e lavora sull’integrazione di aspetti psico motori. La biodanza è una pratica ideata da Rolando Toro e costituisce una pratica qui non cotemplata.
E’ necessario avere studiato danza per prendere parte a questi laboratori?
Assolutamente no. La danzaterapia non coincide con le tecniche della danza e le sue sessioni non insegnano passi né si strutturano in una grammatica del movimento come accade nella danza. La danzaterapia secondo questa metodologia prevede sempre un iniziale riscaldamento e poi la sessione di lavoro attraverso proposte dinamiche che permettono un’esperienza corporea e a 360 gradi della persona.