DIPENDENZA DA INTERNET
o Cyberdipendenza
Da sempre il comportamento sociale – nei piccoli e grandi gruppi, nelle masse, nei popoli – viene studiato partendo dal presupposto: non è materiale fermo o solidificato in una forma ma mutevole e dipendente da regole di contesto, da un generale processo evolutivo- trasformativo da cui nulla è esentato. C’è chi, dinanzi a questa relatività, prova una sorta di disorientamento e si può comprendere dal momento che non è rassicurante pensare al mondo come ad una serie di eventi in continuo movimento. Questi sono però i connotati di qualunque premessa per un’analisi sociale: una molteplicità di variabili reciprocamente influenzantesi che creano esiti anticipabili ma restando in campana col beneficio del dubbio. Lo scopo qui è delineare una cornice all’interno della quale guardare ad un fenomeno sociale emergente: la dipendenza dall’essere connessi – la dipendenza da internet.
Partiamo dall’uso degli sms, i vecchi messaggi nel telefonino.
Da servizio con parole contate e digitabili lettera per lettera, a servizio con suggeritore di parole; da costo per parole limitate, a costo zero ; da breve memorandum per pochi dettagli, a spazio facilitante per racconti estesi; da mezzo insufficiente e inadeguato per comunicare nel contesto professionale, a mezzo efficiente e più riverente dei messaggi, che so, tramite whatsapp.
Criteri d’opportunità d’uso per contesto, contenuto, autorizzazione sociale: si sono generati, formulati e fatti strada in maniera invisibile ma effettiva. Hanno abbattuto le differenze di età e generazione perchè i bambini e i nonni sono alle prese con scelte da compiere nel medesimo traffico e sotto il medesimo marker sociale: la rivoluzione dell’informazione e delle comunicazioni – attraverso la digitalizzazione dell’informazione e la creazione del mercato globale dell’informazione.
Dai telefoni mobili/ posta elettronica degli anni 80, siamo sbalzati in un tempo rapidissimo a vivere tutti gli effetti dell’accelerazione del passaggio delle informazioni. Skype congiunge ogni parte del mondo, si possono vedere canali internazionali in televisione, streaming recupera dati in real time o in differita, gli smartphone con piccoli gesti danno mappe di percorsi stradali, aprono conversazioni fra più persone, cercano l’anima gemella, scaricano musica, hanno app per tutto, passano immagini su immagini in tempo reale. Quante reti e quante connessioni. E questi sono solo alcuni accenni.
Perchè parlare dunque di dipendenza da internet o da cyberspace?
L’avvento dello cyberspace è stato un punto nella storia da cui hanno preso le mosse gli strumenti social e i loro echi nelle relazioni tra persone; ci si chiede se ciò riguarda anche il rapporto con la realtà. Attraverso gli smartphone siamo tutti “connessi”, abbiamo un computer tascabile che ci permette di fare foto e inviarle in real time, di essere nel far east e comunicare col far west, di studiare la nostra immagine allo specchio e poi postarla, di annullare le differenze per rispondere con eguale “obbedienza” ai social technological systhems.
Facebook, Twitter, Instagram, LinkedIn, Badoo, Myspace, Whatsapp.
Giochi online, piattaforme di incontro per tutti i gusti, bacheche per lo scambio di pezzi di vita privata, blog su temi specifici, forum e richieste di consulenza tecnica, gruppi di adesione a filosofie spiritualiste, settarie, inni a nuove verità e con l’offerta di una nicchia di esclusiva appartenenza.
La società del web è vastissima e per darne rappresentazione corretta occorre studiarla bene.
Quel che in questa sezione si vuole aprire è uno spazio di lavoro dedicato a chi ha relazioni facilitate nel web ma difficili/assenti fuori dal web, a chi sente il bisogno di pubblicare i propri vissuti intimi più nello spazio immateriale del web che non dinanzi alla concretezza di un volto. La premessa ad inizio di questa sezione dice che le trasformazioni sociali sono ovvie conseguenze dell’essere vivi e dell’essere in gruppo. Perciò quel che qui viene studiato non è il fenomeno del web, l’obiettivo e lo sforzo sono dare supporto a chi ha l’impressione di mangiarsi una fetta di libertà, a chi sente di avere un filtro tra sé e il resto delle cose attorno, a chi ha liste a scorrimento veloce sotto agli occhi e sotto al polpastrello ma sente che dietro questi nomi e prima di un incontro effettivo c’è il vuoto.
Per tutti coloro che colgono queste vibrazioni, suggeriamo il nostro spazio di approfondimento. Ove possibile faremo proposte di gruppo, di cineforum, di confronto con alcune di queste realtà .
Suggeriamo le seguenti letture:
- T. Sherry, “Insieme ma soli. Perchè ci aspettiamo sempre di più dalla tecnologia e sempre meno dagli altri”
- Franco La Cecla, “Lasciarsi. I rituali dell’abbandono nell’era dei social network”, Eleuthera edizioni
- David Conati “Amici virtu@li. La realtà del social network di tutti i giorni”, Raffaello editore
- A. De Poli, F.Luna Romero, A. Toso, “Social network. Racconti in pillole”, Canova editore
- F. Cavalli, Spadoni, “Il social network. Come internet cambia la comunicazione”, Franco Angeli Editore
- T. Sherry, “la vita nello schermo. Nuove identità e relazioni sociali nell’epoca di internet”, Apogeo Education
- “L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet”
- “Ossessioni collettive. Critica ai social media”
- “Presi nella rete. La mente ai tempi del web”
- “Social network, Facebook, Twitter, Youtube e gli altri: relazioni sociali, estetica, emozioni.”