DIPENDENZA DA SOSTANZE

Psicoattive, Psicotrope

Esistono i servizi pubblici preposti alla cura – sia psicologica che medica – legata all’assunzione di sostanze psicoattive.

Molte delle persone che si rivolgono ai SerD (Servizi pubblici per le Dipendenze) incontrano, dunque, nel loro percorso medici, psicologi, educatori, assistenti sociali, altri specialisti medici per le patologie secondarie all’assunzione. Il problema di questi Servizi, aldilà delle differenze con cui si possono distinguere per attività specifiche – gruppi tematici per utenti e familiari, invio in comunità terapeutica, attività residenziali e uscite formative, corsi riabilitativi alla formazione e al reinserimento professionale- sta nel fatto che gli utenti si riconoscono in essi molto poco . Ciò dipende da molte ragioni: l’impatto per i nuovi utenti con gli utenti veterani è spesso un rispecchiamento negativo e rifiutato per motivi di distanziamento dalla “gravità” del proprio problema; gli esami a cui ci si deve sottoporre ripropongono lo schema accusa-difesa già noto e rifuggito; la costanza e gli orari per la terapia rappresentano un ennesimo scalino irraggiungibile; i colori e gli spazi evocano sentimenti di esclusione sociale già presenti; altro.

Nonostante esistano difficoltà reali nell’organizzazione di un servizio ad alta complessità come questo, si può comprendere che alcuni aspetti psicologici di base di persone con una storia di esclusione sociale possano non trovare una adeguata risposta in un servizio per grandi numeri – aspetti quali il bisogno di non essere identificati nella categoria di “tossicodipendenza”, di degrado morale e squalifica che il senso comune porta con sé al riguardo.

La consulenza psicoterapeutica in regime di libera professione può essere un aiuto possibile per chi, essendo disposto ad assumersi la responsabilità della spesa e volendo indagare di sua libera scelta sulla propria storia di dipendenza, non si riconosce nel percorso istituzionale. La tipologia di problema prevede comunque la consulenza di medici specialisti per eventuali disturbi secondari all’uso di sostanze, spesso ma non necessariamente di una terapia psicofarmacologica. Il lavoro non è poi molto diverso da una “psicoterapia classica”, in cui un po’ tutti gli aspetti di crescita e di vita di una persona vengono presi in considerazione. Di certo capitoli obbligatori e necessari sono quelli legati alla storia di consumo, ai tipi di sostanze usate e alla modalità; all’atto di comprensione del consumo, nelle sue varie fasi e tappe, all’interno della vita del soggetto durante le fasi biografiche del soggetto; alle dinamiche familiari e sociali in tutto questo; alla condizione lavorativa e al tema dell’autorealizzazione professionale e non.

Può essere un valido aiuto, talvolta indispensabile, fare incontri inclusivi con i familiari che, a seconda della lunghezza della storia e dei rapporti di dipendenza economico-relazionale, possono avere bisogno di molte indicazioni, trovandosi altresì in un grande disorientamento.

Un altro tipo di supporto, alternativo alla psicoterapia – anche se non per forza escludente – è il gruppo di auto e mutuo aiuto, sulla stessa base ispiratrice del lavoro svolto dai più noti A.A. (Alcolisti Anonimi). In questo caso il gruppo si chiama N.A. (Narcotici Anonimi), per reperire indirizzi e numeri di telefono è necessario cercarli presso strutture come i SerD (in base appunto alla territorialità). Sono gruppi che prevedono una frequenza e un impegno, è richiesto e garantito l’anonimato, sono a titolo gratuito e sono gestiti da operatori ex consumatori di sostanze.