La terapia della coppia è un percorso per la coppia in crisi che decide di aprire le sue domande ad un “esterno” addetto ai lavori. Affinchè questa consulenza sia attivata, è necessario che uno dei due membri lo proponga all’altro per chiedere un appuntamento e vedersi a tre. Non sempre ambedue le persone che formano la coppia sono propense al percorso di coppia ma ciò che può accadere è che dopo il primo contatto telefonico, si incoraggi la persona a informare l’altro del bisogno di un confronto e che questo poi avvenga.
Per intraprendere un percorso di coppia bisogna, innanzitutto, condividere il fatto di avere una crisi cui dare delle risposte e uno svolgimento. Poi, serve una sufficiente flessibilità per pensare alla propria situazione come ad una fase critica – che procura dolori e fatiche – che non si esaurisce in questo malessere. In altre parole, serve domandarsi qualcosa oltre la crisi, con uno sguardo che non si limiti a stare solamente male ma a chiedersi del futuro.
Quasi sempre è uno dei due ad essere più deciso sull’opportunità di iniziare: non si tratta di un segnale negativo ma semplicemente di una differenza, piuttosto diffusa, che riguarda sia il modo di concepire la consulenza psicologica che una dimensione di apertura/chiusura verso l’esterno.
Alla fine del primo incontro, è quasi sempre possibile decidere – assieme al dottore – in merito al tipo di percorso più adatto. I criteri per la terapia di coppia sono legati al problema presentato e ad una valutazione da parte del terapeuta. In genere questa valutazione si ottiene tramite i primi due incontri, chiamati appunto di “consultazione iniziale”.
Esistono poi altre opzioni:
- consultazione breve e focalizzata su alcune specifiche difficoltà
- consultazione prevalente su comportamenti legati all’essere genitori
- elaborazione di una crisi consolidata e accompagnamento alla separazione
- percorso di “mediazione” in fase di separazione rispetto ad alcuni nodi critici
Queste opzioni non sono da considerarsi di serie B perchè i dati dimostrano: risultati molto buoni attraverso percorsi brevi focalizzati, necessità che talune coppie si impegnino per un tempo minore, tipi di domande per le quali è bene stringere il campo.
Metodologia e tempi di svolgimento:
- per la terapia di coppia: 1 o 2 consultazioni iniziali a distanza di 15 giorni, in seguito incontri mensili alla presenza di due terapeuti (un uomo e una donna), della durata di 2 ore ciascuno, per circa una decina di volte. Da prendere come indicazione di massima.
- per quanto riguarda le opzioni alternative, non è possibile fare una previsione di tempo senza avere in mente di quale tema si parla.
Il patto originario nella coppia
…dal nostro Blog
Dedichiamo qui un piccolo approfondimento in merito alla coppia, allo scopo di dare alcuni spunti di riflessione.
Cominciamo dall’inizio: il patto originario.
Una relazione di coppia nasce sempre con un patto originario, una sorta di regolamento interno, sottoscritto da entrambe le parti, che serve a disciplinare e selezionare scelte, oltreche’ a sopravanzare tra le asperità. Questo patto è un codice di funzionamento che si fa sentire più quando si interrompe che non quando è attivo ma che, in un modo o nell’altro, contiene ed è custode del cuore di una coppia.
Cosa s’intende con “cuore di una coppia”?
Si potrebbe rispondere che, per “cuore di una coppia”, si intende tutto quello che la costituisce, la anima e la tiene in piedi.
E che cosa la tiene in piedi, quali sono le sue arterie?
Le seguenti questioni:
- da dove io vengo negli affetti
- chi sono nel mio codice di comportamento interno ovvero quali sono le mie leggi
- verso cosa tendo che l’altro mi fa sentire ancora più vero e vicino.
Questo, molto sinteticamente, è il cuore di una coppia ed è quanto inscritto nel patto originario. Del quale sono in molti a non sapere che cosa dire quando gli si chiede di raccontarlo per il fatto che sorge e si costruisce su quanto i due esseri umani sanno di loro stessi in quel momento. Non si tratta di q.sa di pianificato o di deciso: si tratta di un fatto prevalentemente spontaneo, del naturale sviluppo di un incontro a due e rappresenta/richiede il punto di massima fiducia verso il mondo.
Il magico patto, però, è vulnerabile, si modifica e porta a corto circuiti improvvisi. Il motivo è semplice: così come gli esseri umani sono completamente figli del loro contesto, della cultura, del mondo di quel momento, così il patto non prescinde dal corso degli eventi in cui la coppia è inserita. Si può dire di più: il patto, il cuore della coppia, si nutre del mondo. La coppia vive grazie alla forza del due ma anche della forza del mondo. Da ciò se ne ricavano delle interferenze fisiologiche e, così, l’estasi e il dono dell’unione funzionano a intermittenza e non, come si potrebbe sperare, in modalità continua. Succede, allora, che ci si possa sentire lontani da chi è stato molto vicino, succede che ci si fermi a guardare il volto dell’altro senza trovarlo familiare, succede di sentirsi naufraghi in isole lontane e con degli spartiacque come divisori. Come quando si fa un lungo viaggio e non si torna come si era partiti.
E’ possibile rifare lo stesso patto?
Generalmente quando “il patto” tentenna porta con sé una esigenza di cambiamento. Non avrebbe senso, per una sorta di economia degli sforzi, tornare esattamente a quanto si era “abituati”. Molti cercano di tornare al prima, al come si era, trascurando il fatto che attraversare anni assieme significa essere capaci di cambiare. E’ molto più produttivo, anche se faticoso, ricordare da dove si è partiti e ripercorrere la strada per imparare a distinguere cos’era un’illusione e cosa era vero, senza che la paura soverchi tutto e senza eliminare le differenze. Talvolta la strada si perde, serve soprattutto l’energia per trovarne un’altra.